Flamenco

Difficile risalire con certezza all’origine di questa irruente e affascinante danza gitana: a chi sostiene che essa sia nata proprio in Andalusia, come “canto profondo”, si contrappone chi la fa derivare dal ben più antico Kathak indiano (vigorosa danza orientale portata in Spagna dai Gitani attraverso l’Egitto attorno al 1420).
Tra le due danze vi sono alcune importanti somiglianze:
 I piedi danno il ritmo, rappresentano uno strumento di percussione;
– I passi sono nervosi e complicati ma le braccia si muovono con molta eleganza;
– Il dialogo tra danzatori e musicisti e l’improvvisazione sono fattori determinanti;
 I danzatori alternano momenti in cui seguono il ritmo individualmente ad altri in cui sincronizzano il tempo.
Nel Flamenco le scarpe sono provviste di chiodi nella suola e nel tacco e le danzatrici usano sollevare i lembi del costume. Inoltre vengono usati anche il ventaglio e le nacchere per amplificare i gesti delle braccia, le mani per “marcare” tempo e contrattempo, e soprattutto la chitarra, sia come accompagnamento della danza sia come strumento solista o di percussione. Quel che è certo è che questa nobile arte (che sa essere allegra e solare, ma anche passionale o romantica e malinconica) nasce dalla magica mescolanza delle culture mediterranee tradizionali e da dure condizioni di vita, quali la persecuzione e l’emarginazione ma, soprattutto, dalla coscienza dolorosa dell’esistenza: per questo risulta difficile oggi comprenderla fino in fondo e conserva intatto un indiscutibile fascino.

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